INSIDE: Il Club di Albino

Ecce Vobis la narrazione della nascita de Il Club di Albino, ossia l’epica conquista di un pezzetto di libertà da parte di un gruppo di giovani musicisti delle lande seriane.

Nell’anno del Signore 2015, il gruppo rock da mille concerti ai più noto come Minosse Sexy Club si trovò svestito del luogo delle proprie sonate, la sala prove. Iniziò così l’esodo verso una nuova terra, un nuovo harem dove poter fare all’amore con la musica (un amore incestuoso, agli occhi dei più). Anche le mura di una chiesa sconsacrata dovettero accogliere i giovani baldanzosi. Ma così come i Re Magi seguirono la cometa e gli anziani i cantieri, anche i Minosse seguirono il filo di Arianna, ritrovandosi in un luogo senza arte né parte.
Armati di volontariato, studentato e disoccupazione giovanile, i cinque pionieri costruirono la loro sala prove, grande quanto mezzo campo da basket, negli spazi di una ex-palestra grande il doppio. Le vecchie scuole elementari di Comenduno, che per quasi un secolo avevano ospitato il futuro, finalmente tornavano ad accoglierne un pezzetto.

Come i giovani della zona sanno, la media Valseriana somiglia molto alla Contea Hobbit quando non ci sono né Bilbo né Frodo. Or quindi, ai primi rumori provenienti dal seminterrato di una scuola abbandonata arrivarono i curiosi, gli amici degli amici, un’orda inaspettata che decise di stanziarsi nell’area.

La vecchia scuola sembrava sempre più un piccolo insediamento. I pionieri musicisti con lungimiranza diedero forma alla sostanza, trasformando con fatica la loro sala prove in un circolo per gli amici. Lentamente, ma involontariamente il posto si conquistò un nome: Il Club; un macigno oggi per il nostro marketing manager, ma chi si sognerebbe mai di dare un nome orribile a proprio figlio solo per fargli fare l’influencer? (povero te, X Æ A-12 Musk)

(…Passaggio voce narrante da ‘loro’ a ‘noi’…)

Era l’estate del 2017. La compagnia era in pianta stabile a Il Club, ma iniziavano a sorgere dei dubbi: a cosa serve impegnarsi per migliorare questo posto, quando non possiamo condividerlo con altri?

Si rendeva necessario sconfiggere l’acerrimo nemico dell’homo italianus: la burocrazia. Partendo dalle fondamenta del nostro castello di carta, abbiamo prima reso agibile il locale (così che si potesse aprire al pubblico). Poi ci siamo costituiti in Associazione di Promozione Sociale, affiliata alla rete ARCI.

Cerimonia di inaugurazione in pompa magna, con il nuovo Presidente dell’APS che taglia il nastro, buffet e concerto. Da allora, molti amici volontari si sono impegnati anima e cuore per portare un po’ di gioventù, arte, musica, festa e gioco in quel di Albino. L’inevitabile espansione (i germanici lo chiamerebbero ‘spazio vitale’) verso i piani superiori ha portato alla creazione di una ludoteca, una sala prove degna di tale nome e una sala per le riunioni di altre realtà associative del territorio (Young’n Town, Albino in Transizione per citarne alcune).
Grazie alla grande quantità di spazio a nostra disposizione e grazie alla Cooperativa La Fenice, proprietaria del posto, abbiamo aperto un periodo di sperimentazioni sociali, tramite ristrutturazioni delle stanze per una miriade di finalità, spostamenti di bar su interi piani, feste di capodanno e serate Pub Quiz.

Qualcosa mancava… Il locale prendeva vita solo dopo le 21, durante la giornata non era altro che una vecchia scuola chiusa. Questo perché il giovane di oggi, quello ‘choosy’ della Fornero per intenderci, ecco quel giovane è impegnato. Impegnato a lavorare, studiare, a cercare lavoro o anche a inventarselo.

Per pura coincidenza quel tipo di giovane bazzicava i nostri locali, quindi a sua necessità ha risposto nostra disponibilità: adibire il primo piano ad area dedicata a giovani lavoratori, siano essi lavoratori autonomi o dipendenti in cerca di una scrivania. Un luogo dove poter incontrare altri lavoratori della stessa età, un luogo che in zona Navigli a Milano chiamerebbero ‘incubatore di start-up-TAAC’, che solo una pandemia globale potrebbe fermare.

Ah, ecco.


IL CLUB
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